“L’artigianato considerato di serie B dalla Regione Piemonte: servono atti concreti e risolutivi per smentire questa situazione”.
L’incontro che si è svolto oggi, 27 maggio, con l’assessore regionale alle attività produttive Andrea Tronzano era stato richiesto al fine di trovare una soluzione che ristabilisse la concertazione proposta e avviata dalla stessa Giunta regionale e da noi condivisa che aveva portato alla sottoscrizione del Patto della “Ripartenza del commercio e dell’artigianato” del 2 maggio.
Su sollecitazione della stessa Regione, lunedì 25 maggio, era stato fornito un elenco puntuale delle attività artigiane da inserire tra i beneficiari del Bonus: si trattava di attività di produzione e di vendita in sede fissa (botteghe, laboratori, negozi), per una stima di 8000 imprese con circa 20 mila addetti. Tra queste abbiamo segnalato le attività riconducibili ai seguenti macrosettori: alimentare, abbigliamento e arredo casa, le attività grafiche e fotografiche e affini, il settore orafo e di gioielleria, le lenti e l’occhialeria, gli articoli per matrimonio e cerimonie, gli articoli in pelle e calzature, le tintolavanderie, i centri massaggi e la toelettatura animali.
L’elenco è stato ignorato, anche se, ci risulterebbe che, ieri sera, la maggioranza abbia presentato un emendamento che ricomprendeva i codici di attività da noi proposti, ma questa mattina, sempre a opera della maggioranza, il provvedimento è stato ritirato.
“Rileviamo con profonda delusione e amarezza che il metodo della concertazione che si era avviato con il Tavolo del 2 maggio è stato interrotto e accantonato dalla Regione”, dichiara Fabrizio Actis, presidente di CNA Piemonte.
Prendiamo atto che la Regione Piemonte ha incomprensibilmente fatto la scelta politica di escludere una fetta consistente di attività artigiane che hanno titolo ad essere supportate, privilegiando invece le imprese del commercio che operano con i loro negozi di fianco a queste imprese artigiane.
“E’ incomprensibile e lesivo per il sistema economico piemontese escludere per scelta una componente fondamentale dell’economia regionale, poiché solo una minima parte delle attività artigiane piemontesi è ricompresa nel patto del 2 maggio”, aggiunge Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte.
Nell’incontro odierno non abbiamo potuto trarre alcuna prospettiva concreta di soluzione, nessun rilancio a breve di confronto per cui riteniamo il confronto interrotto o peggio svanito.
“Siamo in attesa di atti concreti che smentiscano questi dati di fatto”, Francesca Coalova, portavoce di Casartigiani Piemonte.