“La vicenda dei furbetti dimostra limiti e difetti del bonus voluto dal Governo”
Evidentemente in politica c’è chi presta attenzione alle partite Iva solo quando si tratta della propria. La vicenda dei ‘furbetti’ del bonus Inps, a Roma come a Palazzo Lascaris, è un ulteriore capitolo della sciatteria della classe politica nostrana, che addolora ancora di più visto che avviene dopo mesi di emergenza che hanno duramente colpito le nostre famiglie e messo in ginocchio artigiani, commercianti e micro e piccole imprese. Che si tratti di disattenzione o di mala fede poco importa: se nella Prima Repubblica ogni furberia veniva giustificata in nome del partito, ora pare di essere piombati in una Repubblica degli sfigati. Sfigati di ogni colore politico, così parrebbe, visto che tra i “furbetti” troviamo chi pretende di difendere le ragioni del Nord e i ceti produttivi, chi ha costruito le proprie fortune sull’antipolitica, e perfino un esponente di quel partito dalle cui fila poco tempo fa qualcuno invocava ferrei controlli sugli imprenditori per il rispetto delle norme anti-Covid, perché si sa che gli imprenditori sono sempre dei potenziali ‘furbetti’. E amareggia ancora di più il fatto che ci sia voluta questa indecorosa vicenda a certificare le inadeguatezze del bonus partorito dal Governo Conte e mal gestito dall’Inps. Forse è proprio nei vertici di questa illuminata classe dirigente che bisogna cercare i veri ‘furbetti’.