La richiesta presentata a Cuneo durante il convegno di Confartigianato Piemonte disertato dagli amministratori regionali
Ripensare ad un “nuovo bosco” per il Piemonte, ripulito e pronto ad ospitare interventi selvicolturali orientati all’ottenimento di legname da lavoro, Nel contempo, creare piccole e medie centrali a biomasse, in grado di smaltire la massa legnosa ricavata dalla pulizia, producendo energia “pulita”. Questi i primi punti del documento predisposto dai rappresentanti della categoria Legno di Confartigianato Cuneo, illustrati durante il convegno su “Il legno piemontese: una risorsa per l’economia nel rispetto dell’ambiente” svoltosi a Cuneo sabato 12 maggio nella sala Falco della Provincia. Tra i numerosi uditori presenti, mancavano purtroppo gli amministratori regionali, ai quali erano principalmente rivolte le richieste del Comparto. Un’assenza letta dai più come un certo “disinteresse” della politica verso un settore che, se gestito con opportuni interventi, potrebbe generare un maggiore valore economico per il territorio.
Al microfono per illustrare la situazione attuale, dopo il saluto dei presidenti regionale e provinciale di Confartigianato, Giorgio Felici e Domenico Massimino, si sono avvicendati il presidente nazionale e regionale di Confartigianato Legno e Arredo Samuele Broglio, il presidente dell’associazione “Amici del Legno” Giacomo Verrua, il vice rappresentante provinciale del settore Legno Marco Borgogno, il responsabile del settore Politiche Forestali della Regione Piemonte Marco Corgnati, il prof. Corrado Cremonini della facoltà di Agraria dell’Università di Torino.
Tra gli altri aspetti critici della regolamentazione forestale, sono stati inoltre evidenziati la scarsa chiarezza dei ruoli di Stato e Regioni per quanto riguarda le competenze relative alla programmazione ed al controllo boschivo, la mancanza di incentivi per la pulizia e il rimboschimento, la troppa burocrazia e l’assenza di una vera programmazione gestionale.
Hanno chiuso il convegno le testimonianze del dr. Francesco Dellagiacoma del Dipartimento Territorio, Ambiente e Foreste di Trento, il quale ha illustrato la normativa forestale della provincia autonoma e del presidente delle Imprese boschive di Confartigianato Trento Imerio Pellizzari, il quale ha spiegato come il loro settore stia affrontando le problematiche relative alla gestione dei boschi, anche alla luce di una sostanziale differenza tra i territori piemontese e trentino: nel primo il 75% dei boschi è privato ed il rimanente 25% pubblico, mentre nella provincia di Trento le percentuali sono invertite.
«La corretta gestione dei nostri boschi – ha commentato il presidente Massimino – sta alla base del rilancio del legno locale e del suo utilizzo in edilizia. In questo senso, il convegno di sabato ha rappresentato un importante momento di riflessione e di confronto. Se da un lato, sono state approfondite le problematiche inerenti le difficoltà di gestione del patrimonio boschivo, dall’altro si è avviato un dialogo costruttivo tra i vari attori del Comparto che ci auguriamo possa proseguire nel sollecitare agli enti preposti quei correttivi necessari per dare un futuro sostenibile al territorio boschivo. Gli operatori dei primi anelli della filiera legno devono essere messi in condizione di lavorare con maggiore programmazione e sostegno, affinché si possa avviare una seria politica selvicolturale sulle nostre montagne a favore della produzione di legname autoctono».