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STUDI – Riforma regole di bilancio UE

Nel corso del 2023 sui tavoli delle istituzioni europee si giocheranno partite chiave per l’economia e per le imprese italiane. Il percorso delle norme europee sulla prestazione energetica nell’edilizia, sul  divieto di vendita dal 2035 di autoveicoli nuovi con motori diesel e benzina, e del piano industriale del Green Deal determineranno la traiettoria della transizione green, mentre la revisione degli interventi del PNRR definirà i flussi degli investimenti nei prossimi quattro anni.

Una attenzione particolare riguarda la proposta della Commissione europea per la riforma del quadro di governance economica dell’UE varata il 9 novembre 2022, in cui viene proposta una disciplina di bilancio impostata su regole più semplici che garantiscano “una crescita equa e sostenibile nel quadro di un percorso credibile di riduzione del debito“.

La riforma del Patto di stabilità e crescita

La proposta prevede una differenziazione degli Stati membri sulla base del rapporto debito/PIL: nella fascia di debito superiore al 90% del PIL, si collocano 6 paesi – Grecia, Italia, Spagna Francia, Portogallo e Belgio – che rappresentano il 43% dell’economia Ue. Nella fascia tra il 60 e 90% del PIL si collocano 7 paesi, il 31,1% del PIL dell’Ue a 27, di cui il 24,6% è riferito alla Germania. I restanti 14 paesi, che rappresentano il 25,6% dell’economia Ue, sono nella fascia di debito inferiore al 60% del PIL: in questo cluster sono maggiormente presenti le economie più piccole dell’Ue e con propria valuta, al di fuori dell’eurozona.

La proposta della Commissione mantiene invariati i valori di riferimento del trattato – disavanzo del 3% del PIL e un rapporto debito/PIL del 60% –  ponendo al centro un percorso adeguato e credibile di riduzione del debito verso il 60% del PIL.

La nuova governance prevede una proposta della Commissione di percorso pluriennale – almeno quattro anni – di aggiustamento del debito, a cui sono associati interventi sulla spesa primaria netta, ovvero “al netto delle misure discrezionali sul lato delle entrate ed escludendo la spesa per interessi e la spesa ciclica derivante dalla disoccupazione”.

Sulla base delle indicazioni, ogni Stato membro andrà a definire un piano di bilancio strutturale di medio termine, associato a riforme a piani di investimento, finalizzato alla diminuzione sostenibile del debito. A seguire si articoleranno le valutazioni e le approvazioni di Commissione e Consiglio e il monitoraggio annuale, con una intensificazione dei controlli ex post vincolanti e, per i Paesi con elevato rapporto debito PIL, l’allontanamento dal percorso pluriennale determinerebbe l’apertura automatica della procedura di infrazione.

Nel corso dell’iter di discussione delle nuove regole saranno decisive le alleanze per contrastare le spinte rigoriste dei Paesi frugali del Nord Europa.

Il sentiero del debito/PIL per l’Italia

Con la manovra di bilancio 2023-2025 si è tracciata una riduzione del deficit di bilancio di 2,6 punti in tre anni (dal 5,6% del 2022 al 3,0% nel 2025), con il ritorno di un avanzo primario nel 2024 (+02% PIL) e nel 2025 (+1,1%). Con questa intonazione restrittiva – pericolosa per la crescita se sincronizzata con una stretta monetaria, come evidenziato in una nostra recente analisi pubblicata su IlSussidiario.net, il rapporto tra debito e PIL è previsto in discesa di 4,5 punti in tre anni,  passando dal 145,7% nel 2022 al 141,2% nel 2025.

Consuntivo 2022 migliore delle previsioni

A dicembre 2022 il debito contabilizzato da Banca d’Italia è arrivato a 2.762,4 miliardi di euro; sulla base del valore del PIL pubblicato oggi dall’Istat, il debito è pari 144,7% del PIL, un valore migliore di 1 punto percentuale rispetto alle previsioni della Nota di aggiornamento al DEF di novembre.

Stop agli acquisti della Bce

La quota di debito detenuta dalla Banca d’Italia, per conto dell’Eurosistema, è salita al 26,1%, in forte aumento rispetto al 16,8% del 2019, prima dello scoppio della pandemia: in tre anni il debito pubblico detenuto dalla Banca d’Italia è salito di  315,5 miliardi. Le autorità monetarie hanno interrotto gli acquisti netti di titoli di Stato, da luglio 2022 quelli previsti dal programma Asset Purchase Programme (APP) e da aprile 2022 quelli del Pandemic Emergency Purchase Programme (PEPP).

La stratte monetaria in corso influisce sulla spesa pubblica per interessi: il rendimento medio dei BTP decennali emessi a dicembre 2022 è dell’3,96%, in aumento di 257 punti base rispetto all’1,39% delle emissioni di febbraio. Secondo una analisi di sensitività condotta dall’Upb, un aumento di 100 punti base sulla curva dei rendimenti dei titoli di Stato italiani a partire dal 2023 cumulerebbe in tre anni un aumento della spesa per interessi di 19,3 miliardi di euro in 3 anni.

 

Debito/PIL nei tre gruppi paesi Ue

2023, % del PIL – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Commissione europea

 

Debito pubblico e PIL  in paesi Ue ad alto, medio e basso debito

2023, % sul totale Ue 27 – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Commissione europea

Debito pubblico in rapporto al PIL

Anni 2010-2021 e 2022-2025 quadro programmatico NADEF rivista e integrata di novembre 2022 – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Mef

 

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