Il contributo di Confartigianato alla transizione sostenibile delle piccole imprese è delineato nel bilancio sociale pubblicato nei giorni scorsi, che esamina il ruolo della confederazione nell’economia e nella società del Paese nell’anno della guerra in Ucraina, della crisi energetica e delle materie prime. Nel focus sulla sostenibilità l’Ufficio Studi propone alcune evidenze che tratteggiano l’orientamento alla sostenibilità delle micro e piccole imprese ad alta vocazione artigiana.
L’alternarsi nell’arco di un ventennio di dieci differenti e gravi crisi – terroristica, finanziaria, debiti sovrani europei, sanitaria, delle catene globali del valore e delle commodities, energetica, russo-ucraina, demografica e climatica – richiede un cambio di paradigma nel modello di sviluppo, sempre più orientato ad una crescita sostenibile.
Il sistema imprenditoriale italiano, caratterizzato da una diffusa presenza di micro e piccole imprese (MPI), presenta alcuni caratteri strutturali di orientamento alla sostenibilità. Grazie ad una matrice tecnologica specializzata nella manifattura leggera, caratterizzata da una minore intensità di energia, l’economia italiana presenta un minore impatto di emissioni climalteranti. L’esplosione della crisi energetica dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha accelerato la riduzione dei consumi di energia e l’aumento dell’efficienza energetica da parte delle imprese, mentre sale la domanda di competenze green dei lavoratori. La ripresa post-pandemia è stata sostenuta dalla creazione di valore aggiunto nelle costruzioni, settore dominato dalle micro e piccole imprese, con interventi sul patrimonio abitativo finalizzati al risparmio energetico, associati ad incrementi della produttività del lavoro. L’Italia presenta un peso dell’economia circolare più elevato degli altri maggiori paesi europei, grazie all’apporto di un articolato sistema di micro e piccole imprese operanti nella riparazione, riciclo e riuso. Per una mobilità sostenibile le imprese dell’autoriparazione – settore più rilevante della circular economy e con una elevata vocazione artigiana – offrono servizi sul mercato delle auto ibride ed elettriche, mentre è attivo un cluster di imprese della manifattura e dei servizi nella filiera della bicicletta.
Una elevata presenza di MPI caratterizza l’offerta di prodotti alimentari di qualità, che contribuiscono alla sicurezza alimentare e migliorano la nutrizione. La rielaborazione delle materie prime legate al territorio promuove la domanda di prodotti a ‘chilometro zero’ e un’agricoltura sostenibile.
La crescente presenza di imprenditori e lavoratori indipendenti laureati e il reticolo di relazioni tra imprese, studenti e scuole rafforza la qualità dell’istruzione. L’Italia è leader in Europa per imprenditrici e lavoratrici autonome e una diffusa presenza sul territorio dell’imprenditoria femminile favorisce il raggiungimento dell’uguaglianza di genere e la partecipazione al mercato del lavoro delle donne. La caduta dell’occupazione indipendente conseguente alla pandemia e alla crisi energetica è stata meno accentuata per la componente femminile.
Una maggiore diffusione dell’apprendistato agevola l’ingresso dei giovani sul mercato del lavoro e riduce il ritardo dell’Italia, misurato da un più basso tasso di occupazione giovanile. Nelle MPI la domanda di lavoro è maggiormente orientata all’utilizzo di lavoro stabile, a tempo indeterminato e con contratto di apprendistato caratterizzato ad un elevato tasso di trasformazione.
Il maggiore dinamismo della spesa in R&S delle micro e piccole imprese sostiene l’innovazione tecnologica e la competitività del made in Italy.
L’artigianato e le MPI rappresentano fattori chiave di coesione economica e sociale, con una maggiore presenza nel Mezzogiorno e nei piccoli comuni. L’insediamento diffuso delle MPI e delle imprese artigiane attenua il trend di declino delle aree interne e di montagna. Le MPI sono un terreno più fertile per il capitale umano giovane e femminile. La micro impresa rappresenta in ambito sociale un importante luogo di integrazione per gli stranieri che trovano impiego molto più frequentemente in imprese di piccole dimensioni dove è inferiore la discriminazione.