Sostenere con incentivi chi investe in imprese sociali
ROMA – In tempi di tagli alla spesa pubblica per il welfare, la finanza al servizio delle imprese sociali è strategica, perché consente di usare il risparmio dei privati per iniziative rivolte al bene comune, con un giusto rendimento ai risparmiatori e agli investitori. E’ quanto hanno sostenuto i vertici di Banca Etica, in audizione alla Camera.
La finanza etica – hanno ricordato – esiste da 40 anni a livello internazionale e da 15 anni in Italia e ha ormai consolidato modelli per convogliare il risparmio verso il finanziamento di un’economia più equa, stabile e sostenibile. Per non soffocare queste positive esperienze – hanno detto i vertici della Banca – occorrono però alcune modifiche alle normative nazionali e internazionali, come regole diverse per le grandi banche d’affari e le piccole banche eticamente orientate, o quelle cooperative, mutualistiche, con forte base territoriale e vocazione al finanziamento delle pmi: le piccole banche cooperative non possono essere gravate dagli stessi costosi adempimenti normativi imposti alle grandi banche d’affari che hanno dato origine alla crisi.
Inoltre occorre eliminare le norme che penalizzano chi investe sul sociale, imponendo alle banche livelli molto elevati di assorbimento patrimoniale; andare avanti con i pagamenti a enti non profit che gestiscono servizi socio-assistenziali; eliminare l’imposta di bollo che soffoca l’azionariato popolare.
Tra le altre misure sollecitate da Banca Etica ci sono: la revisione dell’attuale Tassa sulle Transazioni finanziarie (la cosiddetta Tobin tax); la lotta ai paradisi fiscali; lo sviluppo del microcredito; incentivi ai Fondi pensione che investono in imprese sociali; la possibilità per le imprese sociali di emettere ‘minibond’ per finanziarsi sul mercato. (ANSA)