Confartigianato Imprese Piemonte rappresenta le Associazioni Federate a livello regionale, nonché a livello nazionale ed internazionale per le questioni di livello regionale

Cnel: Italia 138° paese al mondo per tasse e adempimenti fisco

ROMA – Italia in coda al mondo per il fisco: l’alto livello del prelievo si unisce al maggior numero di ore necessario per pagare le imposte, così che, in base al rapporto Doing Business 2014 si colloca al 138esimo posto. E’ quanto mette in evidenza il Cnel nella relazione al Parlamento sui servizi delle pubbliche amministrazioni.

L’Italia risulta l’unico Paese Ue al di sopra sia della pressione tributaria media, sia del numero medio di ore richieste per gli adempimenti fiscali. Per il Cnel ”l’anomalia italiana risiederebbe soprattutto nei tempi di lavorazione dell’Iva”.

Il Cnel citando il Rapporto ”Doing Business 2014” sottolinea che per quanto riguarda gli obblighi di carattere fiscale ”non solo il tax rate italiano risulta essere il più elevato nell’ambito dei paesi considerati, ma sia il numero di ore legate al pagamento delle imposte sia il numero di procedure per singolo anno si collocano a notevole distanza dalle maggiori esperienze internazionali. Il risultato è che una posizione relativa già assai precaria (il 135esimo posto su scala mondiale) peggiora ulteriormente (138esimo posto)”.

L’Italia è in fondo alla graduatoria dei Paesi Ocse per la capacità del sistema di far rispettare le regole con equità: è quanto emerge sempre dalla Relazione del Cnel al Parlamento sui livelli e la qualità dei servizi offerti dalle pubbliche amministrazioni secondo la quale l’Italia è davanti solo a Grecia, Turchia e Messico con un indice di 0,56 (media Ocse 0,71). Il Cnel precisa comunque che la situazione migliora anche se lentamente: l’Italia è passata tra il 2013 e il 2014, dai 1.210 giorni di durata media della causa civile a 1.185.

Riguardo, in particolare, alla giustizia civile, l’indice calcolato nell’ambito del World Justice Project misura la capacità del sistema di consentire ai cittadini di risolvere le controversie in modo accessibile, efficiente ed effettivo, imparziale e indipendente, in assenza di discriminazioni e pratiche corruttive. La graduatoria vede ancora l’Italia in coda, al terz’ultimo posto, prima solo di Turchia e Messico.

”Emerge in tutta evidenza – scrive il Cnel – l’enorme ritardo del sistema giudiziario italiano, le cui caratteristiche di onerosità e soprattutto di inefficienza contribuiscono sicuramente alla scarsa fiducia nello stesso che si è appena visto caratterizzare il nostro Paese. Nel 2012 la durata media dei procedimenti (primo grado) è stata di 564 giorni, più del doppio di quella  media per i Paesi Ocse (251) con un costo medio nell’anno pari a quasi il 30% del valore della fattispecie oggetto della controversia: una percentuale simile a quella osservata in Giappone dove, però, la durata media dei processi è minima (107 giorni), un quinto di quella italiana. Un sistema giudiziario efficiente – si legge nella Relazione – è condizione essenziale per comprimere i costi economici dell’attività d’impresa e i rischi connessi e, quindi, per favorire la propensione all’investimento”.

Il Cnel sottolinea comunque che la situazione sta migliorando anche se lentamente: l’Italia è passata tra il 2013 e il 2014, dai 1.210 giorni di durata della causa a 1.185 giorni (per effetto della riduzione delle pendenze e dell’introduzione del processo civile e telematico) e che il numero delle procedure necessarie in un giudizio civile da 41 si sono ridotte a 37 (effetto delle semplificazioni introdotte negli ultimi anni). L’incidenza del costo della procedura dal 29% – conclude – è passato al 23% come effetto della liberalizzazione delle tariffe legali.

L’Italia spende in media in istruzione per alunno più della media Ocse ma con risultati in lettura e matematica inferiori alla media. Le performance ”insufficienti” degli studenti ”non sono dovute a un impegno inadeguato di risorse”. In particolare l’Italia spende molto più di alcuni Paesi ”maggiormente performanti come la Francia o la Germania, per non menzionare i casi di Corea e Finlandia che, con una spesa significativamente più contenuta, sono al primo e al secondo posto nei punteggi di ambedue le discipline”.

Nel complesso comunque – segnala il Cnel -  rispetto al Pil il valore della spesa pubblica italiana in Istruzione, che rappresentava nel 2001 una quota pari al 4,1%, è scesa al 3,7% nel 2012 a fronte di una popolazione scolastica complessiva, dalla scuola dell’infanzia all’università in lieve aumento.

C’è ancora una grande distanza, nonostante gli sforzi fatti negli ultimi anni, tra il livello medio di istruzione della popolazione adulta italiana (15-64 anni) e quello medio Ue: nel 2013 la quota di popolazione con un titolo di scuola secondaria superiore era pari a 56,5% in Italia rispetto al 71,8% nell’Europa a 27 e 69,5% nell’Europa a 15 Paesi (81,9% in Germania).

L’evoluzione temporale – sottolinea il Cnel – è positiva. La percentuale italiana è cresciuta negli ultimi otto anni di 7 punti, ma il ritmo è stato insufficiente a recuperare il gap essendo nel frattempo cresciuta nello stesso modo anche la media europea.

 

© 2024 Confartigianato Imprese Piemonte - Via Andrea Doria 15 – 10123 Torino - Tel. 011 8127500/8127416, Fax 011 8125775 - P.IVA 07670360010.
Credits: Agenzia EGO