Abusi ambientali, ritardi ed omissioni pesanti, salute pubblica a rischio e, da ultimo, anche il tornado con danni stimati in diversi milioni di euro. La “maledizione” ILVA di Taranto si sta abbattendo non soltanto sulla collettività, ma sull’intera economia italiana, con gravi ripercussioni anche sui piccoli e medi imprenditori.
«Con il caso dell’ILVA rischiamo un nuovo effetto negativo che potrebbe investire intere filiere produttive, trascinando nel baratro l’indotto e le comunità locali». A lanciare l’allarme è il presidente di Confartigianato Imprese Cuneo Domenico Massimino, il quale ha discusso della tematica ieri sera durante il Comitato di presidenza dell’Associazione. «Da questa vicenda, se non ci saranno interventi concreti e duraturi, anche la Granda potrebbe averne delle forti ripercussioni, in quanto la metà delle aziende metalmeccaniche cuneesi si approvvigionano di acciaio proprio dall’ILVA».
Ora gli stessi imprenditori potrebbero essere costretti a cercare il materiale sui mercati esteri, con inevitabili rincari dei costi, stimabili dal 10 al 20 per cento.
«Se la situazione critica dovesse perdurare, – prosegue Massimino – in provincia di Cuneo potrebbero entrare in crisi parecchie aziende artigiane e, di conseguenza, venir meno molti posti di lavoro. Non dimentichiamo poi che, proprio sul nostro territorio, nei comuni di Racconigi e Lesegno, esistono due stabilimenti correlati all’ ILVA. Il primo dà lavoro a 181 dipendenti, mentre nel secondo sono impiegati, quando la produzione è a pieno regime, 260 lavoratori. In questi giorni, in entrambe le aziende, si sta lavorando in un pesante clima di incertezza per il futuro».
Confartigianato Imprese Cuneo, attraverso il suo sistema confederale, si sta adoperando per richiamare tutti i soggetti in campo ad azioni concrete di responsabilità socio-economica, che evitino il fermo definitivo degli impianti.
«Se da un lato è essenziale mantenere attiva la linea produttiva – conclude Massimino – è altrettanto necessario però che vengano avviate al più presto quelle azioni di risanamento nel pieno rispetto delle regole di tutela ambientale e sanitaria, affinché si possano salvaguardare indotto e realtà produttiva, considerati, a livello internazionale, uno dei fiori all’occhiello dell’economia italiana».