TORINO – Dieci punti di Pil in meno e 95.000 posti di lavoro bruciati: è il prezzo che il Piemonte ha pagato alla crisi fino al 2012, secondo i dati di una ricerca della Camera di Commercio di Torino e del Centro Luigi Einaudi presentata a Torino. I numeri dello studio mostrano che la discesa dell’economia regionale è peggiore rispetto alla media nazionale già dal 1996. Male anche la pressione fiscale, in aumento tra il 2005 e il 2012 nonostante le entrate si siano mantenute costanti.
Il welfare state ha inciso tra il 2004 e il 2012 per il 75% della spesa pubblica regionale, rimasta costante in rapporto al Pil (48,2% nel 2012). Le più forti riduzioni di risorse si sono avute nei settori della viabilità (circa il 50%) e della cultura (oltre il 40%). Secondo i ricercatori, il gap sui posti di lavoro provocato dalla crisi si potrebbe colmare spostando 3 punti di Pil nella pubblica amministrazione dalla spesa corrente agli investimenti. “Accettiamo la sfida di aumentare gli investimenti, ma non a scapito dei servizi essenziali”, ha commentato l’assessore al Bilancio del Comune di Torino, Gianguido Passoni. (ANSA)