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Duro scontro Pe-Stati sull’Unione bancaria

Schulz chiede Ecofin straordinario, sale tensione su negoziato

Michel Barnier

STRASBURGO – Il Consiglio, ma soprattutto la Germania, finiscono sotto accusa nel dibattito speciale della plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo sull’unione bancaria. Il negoziato sullo strumento di risoluzione è in stallo, anche l’ultima riunione non ha permesso alcun passo avanti. Il vicepresidente della Commissione e responsabile per il dossier, Michel Barnier, ha sostenuto la posizione del Parlamento definendo “urgente” avere “una soluzione credibile” per il fallimento ordinato delle banche. La relatrice del Ppe, il partito di maggioranza relativa all’Eurocamera, l’olandese Corien Wortmann-Kool ha affermato che “il fondo unico deve essere operativo da subito”, inoltre ha sottolineato che “non crediamo alle spiegazioni date” dalla Germania “sulla necessità di avere un accordo intergovernativo” per l’istituzione del fondo.

Il capogruppo dei socialisti-democratici, Hannes Swoboda, ha ribadito che “nessuna soluzione è meglio di una cattiva soluzione” ed ha accusato il Consiglio di tattiche dilatorie. Riferimento questo al fatto che la presidenza di turno greca in ogni incontro del negoziato ha ripetuto di non avere un mandato negoziale. Un atteggiamento dilatorio criticato anche dalla presidente della commissione Econ, la britannica Sharon Bowles. Swoboda ha messo sotto accusa la procedura decisionale del sistema proposto dall’Ecofin, i tempi per l’istituzione del fondo comune ed il meccanismo di ‘backstop’. “La proposta dei ministri non è efficiente” ha detto Swoboda. Una posizione essenzialmente appoggiata anche dall’ex premier belga Guy Verhofstadt, leader dei liberal-democratici (Alde) che ha evidenziato come “tutti i servizi giuridici delle tre istituzioni sono d’accordo” che la richiesta di un trattato intergovernativo non ha base giuridica “ma un grande paese (la Germania, ndr) si oppone e quindi si cerca una soluzione che porta danno a tutti”.

Il leader dei Verdi, Daniel Cohn Bendit, ha sottolineato che il meccanismo di risoluzione “è un sistema di protezione dei cittadini e dei contribuenti” e che “la Corte Costituzionale tedesca non deve interferire” perché “non stiamo parlando di trasferimento di denaro pubblico, ma di un fondo costituito da banche private per salvare banche private” citando i casi di Deutsche Bank “che fa affari in tutta Europa” e di Unicredit che “ha il suo massimo giro d’affari in Germania”. La tedesca Zimmer, della Sinistra Unita, ha evidenziato che il sistema voluto dal Parlamento vuole evitare che “le banche godano degli utili e poi socializzino i debiti”. Barnier si è detto d’accordo con le posizioni dei parlamentari, in particolare per il meccanismo decisionale e per “un fondo comune attivo sin dal primo giorno”.

La plenaria ha ribadito con quasi il 75% dei voti (441 sì, 141 no, 17 astenuti) la posizione dell’Eurocamera sul meccanismo di risoluzione bancaria, che in alcuni punti è diametralmente opposta a quella dell’Ecofin, e il mandato per i suoi cinque negoziatori. Prima del voto, il presidente Schulz ha annunciato la richiesta di un Ecofin straordinario. La presidente della Commissione per i problemi economici e monetari, la britannica Sharon Bowles – seguendo le indicazioni dei capigruppo che hanno tenuto una riunione straordinaria stamani per valutare l’andamento del negoziato col Consiglio, in stallo da dicembre – ha chiesto che non venisse posta al voto la proposta legislativa del Parlamento. Tale atto infatti avrebbe chiuso la cosiddetta ‘prima lettura’ ed interrotto il negoziato, rinviando di fatto di almeno un anno la possibilità di avviare il meccanismo di risoluzione bancaria.

Il rinvio dello Srm, secondo la valutazione degli esperti parlamentari, potrebbe mettere in difficoltà la Bce nello stress test programmato per l’avvio della supervisione unica perché di fatto, in caso di necessità, non ci sarebbero strumenti europei per avviare il fallimento ordinato. (ANSA)

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