BRUXELLES – “Regioni e città chiedono a governi e Commissione di convergere al più presto sull’esclusione del cofinanziamento dei fondi strutturali dal calcolo dell’indebitamento nazionale, di fare chiarezza sui margini di flessibilità consentiti dalle regole attuali per interventi a favore della crescita e di potenziare la capacità di prestito della Banca europea degli investimenti”. Così Catiuscia Marini, prima vicepresidente del Comitato delle regioni e presidente della Regione Umbria, ha commentato l’approvazione del suo progetto di parere “Promuovere la qualità della spesa pubblica in ambiti oggetto d’intervento dell’Ue” da parte della commissione ad hoc sul bilancio dell’Ue.
Mentre l’equilibrio tra austerity e investimenti è materia di scontro politico e istituzionale tra governi e istituzioni europee, il Comitato delle regioni si mobilita, attraverso la sua commissione ad hoc sul bilancio dell’Unione (Budg), per mettere in chiaro che, “dopo anni in cui i tagli ai bilanci pubblici – ha proseguito Marini – hanno gravato soprattutto sulle spese strategiche per la crescita, è venuto il momento di elaborare e mettere in campo una vera strategia europea per rilanciare gli investimenti”.
Nel progetto di parere elaborato dalla Marini e adottato in commissione – il voto in plenaria è previsto per il 3-4 dicembre – si chiede che questa strategia intervenga sia sul versante delle regole, con l’esclusione dal calcolo dell’indebitamento del cofinanziamento nazionale e regionale dei progetti supportati dai fondi strutturali e la revisione dei criteri attuali di calcolo del deficit strutturale dei Paesi membri; sia sul fronte delle risorse, mobilitando nuovi fondi pubblici e privati grazie a un ruolo più incisivo della Banca europea per gli investimenti (Bei), promosso anche con uno stanziamento di 5 miliardi di euro del bilancio Ue a garanzia di nuovi prestiti per progetti infrastrutturali.
Per quanto riguarda il piano da 300 miliardi di euro annunciato dal presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, il progetto di parere chiede chiarimenti urgenti in relazione alla provenienza delle risorse, alla loro reale addizionalità, e alle modalità di coinvolgimento delle autonomie territoriali nel processo di programmazione ed attuazione degli interventi. “Ci auguriamo – ha affermato Marini – che non si ripeta quanto accaduto col piano da 120 miliardi per la crescita che doveva accompagnare il fiscal compact e che si è perso per strada”.
Col parere, inoltre, i membri della commissione Budg chiedono alla Commissione di fare chiarezza sui margini di flessibilità previsti dal patto di stabilità e crescita, pubblicando una comunicazione ad hoc in cui spieghi come intende utilizzare tali margini a favore della crescita e dell’occupazione. Gli investimenti per far ripartire crescita ed occupazione nell’area euro sono al centro del progetto di parere approvato.
L’iniziativa di Marini mette sul piatto alcune proposte, a partire dallo scorporo del cofinanziamento dei fondi Ue dai vincoli del Patto di stabilità – una delle questioni centrali della battaglia per la flessibilità che l’Italia sta giocando sul tavolo europeo – oltre a quella di istituire una sorta di libro bianco per valutare la qualità degli investimenti e differenziarli. Ma pone anche questioni sul pacchetto da 300 miliardi annunciato da Juncker, per incentivare la ripresa in Europa.
“Il parere - spiega Marini – si concentra su un dibattito molto attuale e rilevante per Regioni e Comuni italiani che nonostante la contrazione degli investimenti pubblici, continuano a rappresentare il 50% degli investimenti complessivi” soprattutto grazie ai fondi strutturali. In questi anni di crisi, con le misure di consolidamento dei bilanci, invece di tagliare la spesa corrente, si è finito per tagliare la spesa per gli investimenti – evidenzia – per cui la politica di austerità, con i saldi di bilancio e finanza pubblica, negli Stati con maggiore difficoltà si è tradotta in una fortissimo ridimensionamento della spesa per gli investimenti. Il senso di questo parere è dire: attenzione, sulla spesa pubblica dobbiamo costruire un meccanismo a livello Ue che evidenzia che gli investimenti sono una spesa pubblica di qualità che può aiutare crescita e occupazione, e che va incentivata con modifiche. Ad esempio, come dice il Parlamento europeo, quella di togliere il cofinanziamento di tutti i fondi strutturali dal calcolo del Patto di stabilità. Nel caso italiano questo libererebbe molte risorse proprio per gli investimenti”.
“Ma alla commissione Ue – aggiunge la dovernatrice umbra – chiediamo anche di costruire una sorta di libro bianco che si focalizzi sulla qualità degli investimenti pubblici. Di fare in modo cioè che attraverso le regole Ue, si sia in grado di separare quella parte della spesa pubblica per gli investimenti, dal resto. Evidenziando nei conti pubblici e quindi anche nel rispetto dei vincoli della finanza, che non si possono mettere sullo stesso piano i costi del funzionamento della pubblica amministrazione e le risorse per favorire la ricerca, le infrastrutture”.
Poi c’è il tema del pacchetto da 300 miliardi annunciato da Juncker. “Vogliamo capire – osserva – se sono risorse nuove, per quali finalità saranno utilizzate e in che modo, oltre gli Stati membri, le autorità sub-nazionali come Regioni e Comuni vengono coinvolte nel parco progetti. Questo è il cuore della vicenda che non a caso è al centro del dibattito del Parlamento europeo e dell’agenda del Consiglio Ue, che per ora si è limitato a delle raccomandazioni, senza tradurle in vincoli”. (ANSA)