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EVENTI – La Ministra del lavoro Calderone a Confartigianato: “Formazione di qualità per affrontare insieme la carenza di personale”

“Il mismatch tra domanda e offerta di lavoro è un tema centrale. Ci deve essere uno sforzo comune delle istituzioni e delle parti sociali per promuovere la formazione e gli strumenti della contrattazione per sostenerla, in un mercato del lavoro che sta evolvendo rapidamente”. Così la Ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone, ha risposto alle preoccupazioni espresse dal Presidente di Confartigianato Marco Granelli in merito al sempre più grave problema della carenza di manodopera denunciato dalle imprese.

Il confronto con la Ministra Calderone è avvenuto nel corso del convegno ‘Lavoro, giovani e valore dell’intelligenza artigiana’ organizzato oggi a Roma, nell’Auditorium rinnovato della sede Confederale. Al convegno, che ha preceduto i lavori dell’Assemblea privata di Confartigianato, sono intervenuti il Presidente Granelli, il responsabile dell’Ufficio studi di Confartigianato Enrico Quintavalle, il Responsabile Area consumi mercati e welfare del Censis Francesco Maietta, la professoressa Stefania Bandini, docente di Informatica all’Università di Milano-Bicocca.

Nel suo intervento, la Ministra del Lavoro ha sottolineato: “Crediamo nella formazione, in un connubio importante tra scuola e lavoro, quindi in una collaborazione tra mondo delle imprese e scuola attraverso la formazione professionale“. “In questo momento – ha aggiunto – abbiamo i posti di lavoro, ma non abbiamo i lavoratori qualificati per quei posti di lavoro. Ci deve essere uno sforzo comune del mondo delle istituzioni, ma anche delle componenti delle parti sociali, associazioni datoriali e sindacati dei dipendenti, per promuovere non soltanto la formazione, ma anche quegli strumenti che la contrattazione ha creato per sostenere la formazione e soprattutto la formazione di qualità, che parla la lingua dell’impresa e di un mercato del lavoro che evolve rapidamente e richiede anche un reskilling delle competenze e quindi una ridefinizione dei percorsi di formazione”. “Abbiamo riformulato gli istituti di sostegno al reddito e di lotta alla povertà – ha detto ancora la Ministra del Lavoro – con un’attenzione specifica al tema delle politiche attive, al tema della formazione e della riqualificazione, all’accompagnamento al lavoro e ad un lavoro che è necessariamente diverso e che lo sarà sempre più, perché le sollecitazioni sono tante e le transizioni in atto sono altrettante. Soprattutto abbiamo la grande sfida dell’intelligenza artificiale che dovrà essere accompagnata da riflessioni profonde sulle modalità con cui vorremo gestire i rapporti di lavoro in futuro e soprattutto su cosa farà l’uomo e cosa farà la macchina”.

Guarda QUI  l’intervista.

Nella sua introduzione al convegno, il Presidente Marco Granelli ha affermato che “gli artigiani italiani non temono l’innovazione, anzi, la abbracciano per migliorare l’eccellenza e l’unicità dei loro prodotti, offrendo opportunità lavorative ai giovani e trasmettendo loro competenze essenziali”. Granelli ha sottolineato che “gli artigiani sono pionieri del rinnovamento, pronti ad affrontare le grandi trasformazioni digitali e green, e Confartigianato vuole essere il motore che guida le imprese verso il futuro, nonostante le incertezze dovute alle crisi internazionali”. Ha poi richiamato l’attenzione sull’importanza della cultura artigiana per mantenere competitiva l’economia italiana, garantendo benessere diffuso e coesione sociale. E ha sottolineato la necessità di insegnare e sostenere l’autoimprenditorialità, il passaggio generazionale, e combattere l’abusivismo, garantendo trasparenza nelle attività.
“I giovani – ha detto il Presidente di Confartigianato – sono un elemento chiave per il futuro dell’artigianato. Nelle imprese artigiane c’è spazio per i giovani talenti, per sperimentare e mettere a frutto nuove idee. Tuttavia, esiste un problema di disallineamento tra domanda e offerta di lavoro: mancano 246.000 lavoratori con elevate competenze digitali”. Il Presidente di Confartigianato ha quindi chiesto nuove politiche e interventi efficaci per far incontrare il mondo delle imprese con quello dei giovani, e un nuovo approccio scolastico che formi le professionalità necessarie per l’evoluzione tecnologica. Granelli ha insistito sull’importanza dell’apprendistato come strumento di trasmissione della conoscenza. “La carenza di personale qualificato – sottolinea il Presidente di Confartigianato Marco Granelli – è un’emergenza da affrontare subito, soprattutto con un’adeguata politica formativa. Si devono irrobustire le politiche del lavoro, armonizzandole con quelle dell’istruzione e con gli interventi contro la crisi demografica e la gestione dell’immigrazione, fattore non secondario a fronte di una quota di dipendenti stranieri che nelle imprese è pari al 14,8% e che sale al 17,1% nelle micro e piccole imprese”.
Riguardo all’intelligenza artificiale, Granelli la vede come uno strumento di supporto al talento umano, non come un sostituto. L’IA può migliorare la creatività e ottimizzare le produzioni, ma deve essere governata dall’intelligenza artigiana per esaltare le competenze uniche degli artigiani.

Enrico Quintavalle, responsabile dell’Ufficio studi di Confartigianato, ha illustrato il rapporto ‘Alla ricerca del lavoro perduto’ dal quale emerge proprio la crescita del gap tra domanda ed offerta di lavoro, soprattutto se qualificato. Nel 2023 le imprese italiane indicavano difficoltà di reperimento per il 45,1% del personale necessario, pari a 2.484.690 posti rimasti scoperti. A giugno di quest’anno la quota di lavoratori introvabili è aumentata al 47,6%. Il problema è ancora più grave per le piccole imprese che non trovano il 48,1% di manodopera richiesta, una quota che balza al 55,2% per le imprese artigiane.
La ricerca di personale ha tempi medi di 3,3 mesi che possono superare un anno per trovare operai specializzati. Tutto questo per le piccole imprese ha un costo quantificato da Confartigianato in 13,2 miliardi di euro di minore valore aggiunto per le ricerche di manodopera che durano oltre 6 mesi.

E sul rapporto tra giovani e artigianato si è soffermato Francesco Maietta, Responsabile Area consumi mercati e welfare del CENSIS, nell’illustrare il 4° Radar Artigiano realizzato in collaborazione con Confartigianato. “Il rapporto dei giovani con il lavoro sta cambiando radicalmente. Non è più il fulcro delle loro vite, ma deve essere motivante e significativo. I giovani cercano un “buon lavoro” che offra stabilità, adeguata retribuzione e orari flessibili, ma che sia anche coinvolgente, innovativo e allineato con le loro passioni e valori. Un buon lavoro deve anche permettere autonomia nella gestione dei tempi e dei contenuti, caratteristiche che molti giovani associano con l’avvio di una propria impresa, nonostante la percezione di rischi elevati spesso li scoraggi. Questo tipo di lavoro, che mescola valori tradizionali e nuove aspettative, contribuisce significativamente al benessere dei giovani. Molti di questi requisiti si ritrovano nel lavoro artigiano, che gode di una reputazione molto positiva tra i giovani. Oltre un terzo di coloro che non sono impiegati nel settore artigiano vorrebbe intraprendere questo tipo di lavoro, apprezzandone creatività, autonomia e originalità. L’artigianato moderno, lontano dall’immagine nostalgica della “piccola bottega”, è visto come un contesto che integra tradizione e innovazione, manualità e digitale, rispondendo alle esigenze contemporanee. L’artigianato offre anche forti potenzialità imprenditoriali, permettendo ai giovani di esprimere la propria creatività e autonomia, magari portando prodotti unici nel mercato globale del Made in Italy. Tuttavia, per trasformare questo interesse in realtà, è necessario promuovere il lavoro artigiano in modo che rispecchi i valori e le aspettative dei giovani, mostrando come questo settore possa offrire supporto e sicurezza agli aspiranti imprenditori. In definitiva, la sfida per l’artigianato è di imporsi come modello di riferimento per i giovani, capace di rivitalizzare il rapporto con il lavoro, conferendogli senso, attrattiva e valori”.

L’impatto dell’intelligenza artificiale nell’artigianato è stato il tema approfondito da Stefania Bandini, docente di Informatica all’Università di Milano-Bicocca. “L’intelligenza artificiale nelle imprese artigiane – ha sottolineato – presenta numerose opportunità per migliorare l’efficienza, la qualità e l’innovazione, mantenendo al contempo la tradizione e l’autenticità che caratterizzano i suoi prodotti. Mentre alcuni lavori verranno automatizzati, altri verranno creati, richiedendo una trasformazione delle competenze lavorative e nuove politiche per gestire le transizioni tecnologiche, economiche e sociali che stiamo vivendo. Una visione sistemica delle principali componenti coinvolte (territorio, lavoro, demografia e tecnologia) può contribuire all’individuazione di scenari di crescita del settore artigianale in alternativa alla verticalizzazione di soluzioni individuali spesso isolate. L’intelligenza artigiana, caratterizzata dal “saper fare e creare” tipico del Made in Italy, rappresenta una sfida unica per l’Intelligenza Artificiale. Per sfruttare al meglio le sue potenzialità nel contesto dell’artigianato italiano, l’IA deve riconoscere e rispettare le peculiarità che rendono questo settore speciale, favorendo anche la trasmissione di queste competenze alle nuove generazioni, fungendo da motore di innovazione e crescita della conoscenza per preservare e arricchire una tradizione che è sinonimo di qualità ed eccellenza nel mondo”.

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