Alla vigilia dell’autunno, stagione nella quale il Governo Letta si è impegnato ad intervenire per ridare slancio alle aziende, Confartigianato Imprese Piemonte vuole ribadire la sua forte determinazione a battersi perché venga alleggerita la pressione fiscale sul mondo dei produttori, in particolare sulle piccole imprese ormai da tempo investite da una crisi senza precedenti e ben lontane dal vedere la ripresa che secondo alcuni esponenti del Governo sta avviandosi.
I recenti provvedimenti sono tutt’altro che confortanti e si vuole sottolinearli per chiedere che vengano scongiurate scelte che si muovano nella stessa direzione. Proprio mentre si dibatteva sull’eliminazione dell’Imu per le prime case, il prelievo dell’imposta municipale sui capannoni delle imprese, a fronte di un calo dei fatturati valutato al 5,9%, è aumentato di 491,2 milioni ( più di 60 milioni in Piemonte). Quando si consideri che l’Imu sugli immobili produttivi nel 2012 è costata alle imprese 9,3 miliardi, il 39,1% del totale, si comprenderà meglio il livello di insopportabilità di questa imposta.
L’aggravio della pressione fiscale sulle imprese causato dall’Imu non è destinato ad alleggerirsi con l’introduzione della Tares. L’Ufficio Studi di Confartigianato ha rilevato che i rincari derivanti da questa imposta andrebbero a sommarsi ai continui aumenti registrati in questi anni dalle tariffe rifiuti già cresciuti dal marzo 2012 e marzo 2013 del 4,9% ( aumenti che negli ultimi 10 anni sono stati del 56,6%)
Per alcune tipologie d’imprese l’applicazione della Tares risulterebbe un vero e proprio salasso. E’ il caso delle attività artigiane di pizza al taglio, operanti in piccoli comuni, ove attualmente è applicata la Tarsu e che,con la nuova imposta, subirebbero rincari del 301.1%.Forti rincari sono previsti anche per i laboratori degli artigiani pasticcieri (+181,7%) e dei piccoli produttori di pane e pasta (+93,6%).
“Occorre ridurre i costi per le imprese – denuncia il presidente di Confartigianato Imprese Piemonte Francesco Del Boca – diminuendo in primis il costo del lavoro, evitare l’aumento dell’Iva, riformare il sistema fiscale. È stato calcolato che il giorno della libertà fiscale (cioè il giorno dal quale si inizia a guadagnare) salirà nel 2014 a 244: ciò vuol dire che mediamente 3 euro su 4 saranno divorati dal moloch fiscale. Gli appelli, i contributi propositivi non hanno finora sortito effetti risolutivi – conclude Del Boca – ora serve un cambio di passo: del Governo e, se non ci saranno concrete novità positive, dell’azione sindacale delle rappresentanze d’impresa”.