Cesare Fumagalli: “Rischio di rivoluzione ‘strabica’, se non rispetta manifattura a valore artigiano”
“Bene l’iniziativa di Parlamento e governo che si concentrano sulle condizioni per innovare il sistema manifatturiero. Ma la ‘rivoluzione’ che emerge dal documento messo a punto dalla commissione Attività produttive della Camera non deve essere ‘strabica’ verso una visione industria-centrica dell’innovazione digitale”.
Il segretario generale di Confartigianato Cesare Fumagalli commenta così le indicazioni del documento ‘La rivoluzione industriale 4.0”, presentato oggi alla Camera.
“Se di rivoluzione si deve trattare – mette in guardia Fumagalli – non commettiamo il consueto errore di immaginare un mondo che non c’è e di calare a forza sul sistema imprenditoriale italiano, composto per il 99,5% da micro e piccole imprese, astratti modelli standard d’importazione”.
“Il modello da applicare in Italia – sostiene Fumagalli – deve tener conto che le micro e piccole imprese italiane che utilizzano tecnologie digitali sono 183.000 con 627.000 addetti. Si tratta di aziende che già da tempo ibridano valori artigiani e innovazione e danno vita a risultati eccellenti in settori chiave del made in Italy”.
“L’innovazione della manifattura italiana – aggiunge Fumagalli - non è quindi una questione di dimensione d’impresa, né può essere un processo freddo e tecnocratico che ignora il valore del capitale umano nella produzione. Bisogna ritrovare equilibrio nelle politiche e negli strumenti per favorire la digitalizzazione delle nostre imprese, rispettando la biodiversità del sistema produttivo e dedicando pari dignità e attenzione alle caratteristiche e alle potenzialità dell’industria e della manifattura a valore artigiano. Confartigianato è pronta a fare la propria parte in un’azione coordinata tra pubblico e provato per ridare competitività alla nostra manifattura, eccellenza europea e mondiale”.