TORINO – Un universo con al centro l’imprenditore, con forti tradizioni familiari, legami con il territorio e grande capacità di fare prodotto, che vede crescere l’attitudine a fare rete, l’attenzione ai mercati lontani e l’interesse a innovare, ma che deve ancora sciogliere il nodo di dimensioni spesso troppo piccole per una vera competitività. È la fotografia delle 14.500 imprese manifatturiere piemontesi che operano nei settori del Made in Italy, che emerge da una ricerca promossa da Unipol e realizzata da Torino NordOvest.
Imprese a cui si aggiungono le circa 10.000 del settore turismo e le 3.900 attive in cultura, design e comunicazione, per un totale di 258.000 addetti manifatturieri, pari al 61% dell’occupazione industriale e al 19% di quella complessiva nel settore privato del Piemonte. Dai dati, presentati durante un convegno a Torino, emerge poi che il peso dell’industria, in termini di occupazione e produzione, è nettamente superiore alla media nazionale.
“Il made in Italy è il settore che può cogliere di più le occasioni di crescita e penetrazione di fronte alle dinamiche di economia globale e questo vale anche per il nostro territorio che è stato sempre punto di avanguardia e innovazione”. A dirlo è il sindaco Piero Fassino secondo cui “il Piemonte e Torino sono nelle condizioni per cogliere al meglio tutte le opportunità nuove e di attrezzarsi per agganciare la ripresa”.
“Nel mondo – ha aggiunto Fassino – c’è una grande domanda di Italia e questo è il dato da cui partire. Per l’economia italiana, la globalizzazione è una grande opportunità e la scommessa che il made in Italy ha di fronte è importante anche per il Piemonte e per Torino, territorio in cui la manifattura continua ad essere uno dei principali motori di sviluppo”. (ANSA)