Confermate stime anno in corso, rialzate su crescita 2016
PARIGI – “Dopo una lunga recessione, l’economia italiana ha cominciato la sua graduale ripresa”. Lo scrive l’Ocse, che mantiene la stima di crescita del Pil a +0,6% per il 2015, e ritocca al rialzo di 0,2 punti rispetto a marzo quella per il 2016, a +1,5%. Il ritorno alla crescita in Italia “porterà a un calo del tasso di disoccupazione, che rimarrà però ancora elevato”. L’Ocse prevede un tasso stabile al 12,7% nel 2015, e in calo al 12,1% nel 2016. Per l’Ocse inoltre “il ‘Jobs act’ ha il potenziale per migliorare drasticamente, il quantitative easing operato dalla Bce “è già stato drammaticamente efficace per l’eurozona, primariamente attraverso il deprezzamento dell’euro ma anche per la disponibilità di credito”, ma “si potrebbe fare di più per sbloccare i canale del credito”, per esempio con azioni mirate per le Pmi o con strategie a livello di supervisione. Lo ha affermato il capo economista dell’Ocse, Catherine Mann.L’inflazione in Italia resterà “moderata” nei prossimi anni, a causa di un “ampio e persistente slack economico”, ovvero di un ampio bacino di risorse umane e in capitale non utilizzate. L’Ocse stima un’inflazione allo 0,2% nel 2015, stabile rispetto al 2014, e dell’1,3% nel 2016. “I rimborsi sulle pensioni legati alla recente decisione della Corte costituzionale sulla riforma del 2011 non avranno impatto sul deficit di bilancio previsto, perché i rimborsi saranno progressivi”. In Italia “la politica fiscale deve continuare a mirare a un consolidamento graduale ma costante, in modo da non strangolare la crescita economica incipiente, ma rispettando appieno le regole Ue e riducendo l’elevato rapporto debito-Pil”. Le stime dell’Ocse sul debito italiano dicono che salirà al 133,2% del Pil nel 2015, ma tornerà poi nel 2016 al 132%, lo stesso livello del 2014. Il rapporto deficit-Pil continuerà invece a scendere, al 2,6% nel 2015 e al 2% nel 2016. La crescita globale “si rafforzerà gradualmente e si avvicinerà al suo ritmo medio passato verso la fine del 2016″, ma “le prospettive non sono soddisfacenti: nonostante i venti favorevoli e le azioni politiche, l’investimento reale è stato tiepido e la crescita della produttività deludente”.
“Prevediamo che la crescita sia più condivisa tra le regioni del mondo, con squilibri esterni in generale inferiori a quelli pre-crisi – spiega sempre Mann - I mercati del lavoro stanno gradualmente guarendo nelle economie avanzate. I rischi di deflazione sono arretrati. Ma all’economia globale diamo solo la sufficienza minima, B-”. Perché “il punto di partenza è di cattivo auspicio: il primo trimestre 2015 ha visto la crescita globale più debole dall’inizio della crisi”, con in particolare un “calo particolarmente acuto” negli Usa.
Questo passaggio a vuoto è “il risultato di fattori temporanei”, ma le prospettive non sono soddisfacenti, anche se l’anno prossimo dovrebbe veder arrivare la ripresa. In Italia, “il settore bancario è ancora fragile e non è in buona posizione per sostenere appieno l’investimento privato”, e “un’ampia parte di aziende ha condizioni analoghe di accesso al credito nonostante i tassi d’interesse in calo”. In questo contesto “gli investimenti sarebbero rafforzati migliorando il regime d’insolvenza” con l’uso di tribunali specializzati e accordi extragiudiziali sui debito, e stabilendo una società specializzata di asset management per acquisire i prestiti problematici”. In Grecia, “assumendo che si trovi un accordo con i creditori, la crescita resterà comunque debole”, perché “l’incremento di investimenti e consumi sarà minato da condizioni di credito in deterioramento e bassa fiducia”. L’Ocse stima una crescita di +0,1% per quest’anno e +2,3% per il prossimo.
“Per migliorare le prospettive di crescita nel medio termine, il governo (italiano) deve continuare ad avanzare con il suo ampio ed ambizioso piano di riforme istituzionali e strutturali”. “Ciò include – prosegue l’organizzazione – l’efficienza della pubblica amministrazione e del sistema giudiziario, la riforma del sistema scolastico, l’accelerazione dei progetti infrastrutturali pubblici e l’aumento della competitività tra mite la riduzione delle barriere all’ingresso in alcun settori dei servizi”. L’Ocse dà inoltre parere positivo sulla riforma della legge elettorale, “che dovrebbe portare a governi più stabili e ridurre l’incertezza politica”, ma sollecita l’Italia a “fare di più per chiudere il ‘gender gap’ ed incoraggiare la partecipazione femminile al mercato del lavoro, rafforzando la fornitura di cure di qualità a bambini e anziani, cosa che aumenterebbe la disponibilità di forza lavoro e ridurrebbe la diseguaglianza tra generi”. “L’implementazione delle riforme rimane una sfida e un fallimento nel farlo danneggerebbe la crescita”, scrive ancora l’organizzazione parigina, sottolineando in particolare che il debito resta “estremamente elevato”, al 180% del Pil nel 2015 e 178,1% nel 2016. “La raccolta fiscale rimane una sfida – sottolinea l’Ocse – i prestiti non performanti nel sistema bancario continuano a ridurre la crescita del credito e l’incertezza sull’accordo con i creditori ha portato ad ampi prelievi nei mesi recenti”.
“Ulteriori riforme per migliorare l’efficienza della pubblica amministrazione e la composizione del riassetto possono mitigare l’impatto dei vincoli fiscali – consiglia l’organizzazione – e anche rendere la crescita più inclusiva. Una riforma del fisco è necessaria per combattere l’0evasione e aumentare i redditi. Una rete di sicurezza sociale più ampia e ben progettata aiuterebbe i più vulnerabili e dividerebbe costi e benefici degliaggiustam “Le esportazioni continueranno a supportare la crescita, ma la ripresa si amplierà ai consumi privati. L’investimento privato stagnante sarà compensato da un aumento della spesa pubblica in infrastrutture”, dice ancora l’Ocse, sottolineando che “la rosa di fattori che supportano la crescita dell’Italia è la più propizia da diversi anni”.
In termini di cifre, nel 2014 “il calo della crescita economica ha considerevolmente rallentato”, e questo “trend positivo” è stato confermato dai dati sul primo trimestre 2015, che rilevano un aumento del Pil dello 0,3% “l’incremento trimestrale maggiore degli ultimi quattro anni”.
L’Italia resta però “vulnerabile” a un possibile nuovo “terremoto finanziario nell’area euro”, e “una crescita economica inferiore alle attese nei principali partner commerciali potrebbe rallentare l’export”. La crescita potrebbe invece essere superiore alle stime se “il rimbalzo degli investimenti fosse più forte del previsto, specialmente se i prezzi delle proprietà residenziali invertissero il loro corso e il sistema bancario si rafforzasse”. (ANSA)