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Ocse: Italia tornerà a crescere nel 2015, Pil +0,2%

PARIGI – Dopo la contrazione del 2014, l’economia italiana “dovrebbe tornare alla crescita per la metà del 2015, e accelerare un po’ nel 2016″. Lo afferma l’Ocse, stimando che il Pil dell’Italia, dopo il -0,4% del 2014, crescerà dello 0,2% e dell’1% nel 2016.

Il debito pubblico dell’Italia continuerà a crescere nei prossimi due anni, passando dal 130,6% del Pil nel 2014 al 132,8% nel 2016 e al 133,5% nel 2016. Lo stima l’Ocse nel suo Economic Outlook, sottolineando che il livello elevato del debito “costituisce una vulnerabilità significativa” per il nostro Paese.

Questo aumento del rapporto debito/Pil, ha precisato il capo economista Ocse Catherine Mann in un incontro con la stampa, è fortemente legato alla debolezza della crescita. “Il denominatore è un elemento importante di questo rapporto – ha affermato – questo è un ulteriore incentivo a riportare l’Italia su un percorso di crescita”.

Fonti dell’organizzazione parigina precisano che, in ogni caso, non ci sono al momento preoccupazioni per la traiettoria del debito italiano, che in tutti gli scenari esaminati risulta sostenibile sul medio termine. I recenti interventi strutturali, spiegano, hanno avuto un impatto positivo sul livello di indebitamento, e se l’Italia continuerà a fare quello che ha fatto negli scorsi anni, in termini di controllo della spesa e interventi strutturali, le stime prevedono una progressiva riduzione del debito.

Il programma di riforme del governo italiano “dev’essere portato avanti con determinazione, insieme all’efficace implementazione delle riforme precedenti, affinché la crescita più forte sia sostenibile”. Così l’Ocse, che giudica “adeguato” il rinvio di una nuova stretta sui conti e dà parere positivo sui “passi iniziali” dell’Italia in materia di riforme.

Se la domanda non riparte, “alcune economie, e in particolare l’eurozona, potrebbero restare bloccate in una stagnazione persistente”. Lo scrive sempre l’Ocse aggiungendo che “in questo contesto, è essenziale che siano utilizzate tutte le leve macroeconomiche e di politica strutturale per offrire alla crescita il maggior supporto possibile”.

La “trappola” in cui rischia di cadere l’eurozona è una sorta di circolo vizioso: “la domanda deficitaria dovuta all’insufficiente stimolo da parte delle politiche mina la crescita potenziale, che a sua volta indebolisce ulteriormente la domanda aggregata”.

Più in generale, scrive ancora l’organizzazione, “nell’area eruo la ripresa rimane debole, la fiducia è calata e le pressioni deflazionistiche restano elevate. Una politica monetaria sempre più accomodante, il rallentamento del riassetto fiscale, il deprezzamento del tasso di cambio dell’euro e i prezzi del petrolio più bassi dovrebbero tutti aiutare a stimolare l’attività, ma è improbabile che la ripresa riprenda slancio prima del 2015 inoltrato”.

Per questo, all’unione monetaria servono interventi sia sul fronte monetario che su quello strutturale. Da un lato, sempre secondo l’Ocse, “servono ulteriori misure non convenzionali per mantenere i tassi d’interesse a lungo termine bassi e aumentare le aspettative sull’inflazione, e così aiutare a raggiungere l’obiettivo di inflazione e sostenere l’economia”.

I governi nazionali, dal canto loro, “devono, nell’ambito delle regole di bilancio dell’Ue, rallentare il consolidamento fiscale strutturale rispetto ai piani precedenti, per ridurre il freno alla crescita e consentire agli stabilizzatori automatici di operare liberamente”.

In Italia, “la disoccupazione comincerà a diminuire nel 2016, ma resterà a livelli elevati, mentre gli aumenti dei salari sembrano destinati a rimanere modesti”. Lo prevede l’Ocse che stima un tasso di senza lavoro al 12,4% nel 2014, 12,3% nel 2015 e 12,1% nel 2016.

“Il ritmo di riassetto strutturale dei conti più lento rispetto agli impegni precedenti proposto da Francia e Italia nelle loro leggi di bilancio 2015 pare appropriato”, perché “può dare alle riforme strutturali già concordate e alle politiche monetarie accomodanti una possibilità di rilanciare l’attività economica”.

In particolare, spiega l’Ocse, “il supporto della politica monetaria della Bce dovrebbe migliorare le condizioni finanziarie e facilitare una risalita dei prestiti bancari, che dovrebbe aumentare gli investimenti”. Secondo l’organizzazione parigina, gli investimenti lordi, calati del 2,7% su base annua nel 2014, cresceranno dello 0,1% nel 2015 e del 2% nel 2016.

Inoltre, scrive sempre l’Ocse, un contributo a una crescita più forte arriverà anche dalla “rivitalizzazione prevista per il mercato dell’export italiano”, con un +1,7% nel 2014, +2,7% nel 2015 e +4,6% nel 2016 per le esportazioni lorde, e rispettivamente +0,1%, +0,2% e +0,5% per quelle nette. Resterà invece limitata la ripresa dei consumi privati, che cresceranno dello 0,3% nel 2015 e dello 0,5% nel 2016. L’insieme della domanda interna, che quest’anno è calata dello 0,4%, sarà stabile nel 2015 e crescerà dello 0,6% nel 2016.

“L’area euro è a rischio deflazione se la crescita stagna o le aspettative sull’inflazione scendono ulteriormente”. Lo scrive l’Ocse che per l’unione monetaria prevede un’inflazione allo 0,5% nel 2014, 0,6% nel 2015 e 1% nel 2016. In generale, dice l’organizzazione, nei prossimi due anni in tutte le economie avanzate l’inflazione “resterà probabilmente al di sotto degli obiettivi” anche a causa del calo dei prezzi del petrolio e delle materie prime alimentari.

 

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