PARIGI – Il Pil dell’Italia crescerà dello 0,2% nel 2015 e dell’1% nel 2016. E’ quanto prevede l’Ocse nell’Outlook economico preliminare per i Paesi del G20, collocando, nonostante il lieve miglioramento rispetto al +0,1% di settembre, il nostro Paese in fondo alla classifica per l’anno prossimo, davanti alla sola Russia, ferma a zero.
L’area euro deve utilizzare “tutto il margine disponibile nell’ambito delle regole europee” per evitare “una contrazione fiscale pro-ciclica” e sostenere la crescita. Lo scrive l’Ocse sottolineando che “rallentare il passo del riassetto potrebbe aiutare a sostenere la domanda e supportare le riforme strutturali già concordate”.
Nonostante alcuni dei Paesi membri stiano “cominciando a risalire la china”, nel suo insieme “la zona euro sta rallentando fino a fermarsi e rappresenta un rischio rilevante per la crescita mondiale, con la disoccupazione che resta alta e l’inflazione persistentemente lontana dall’obiettivo”.
“L’unione monetaria - ha spiegato la capo economista dell’Ocse Catherine Mann durante la presentazione dell’Outlook – corre il rischio di trovarsi una crescita zero e un’inflazione zero”, cosa per cui l’Ocse è “preoccupata, molto preoccupata”. “C’è una probabilità di deflazione e di crescita zero del Pil e stagnazione – ha spiegato – e quando questi rischi esistono deve essere un momento capitale per i politici, per fare un passo avanti sulle loro proposte in materia di riforme”. Nelle sue stime di crescita, però, l’Ocse al momento presume che il rischio negativo non si materializzerà, ma al contrario “le misure strutturali approvate saranno implementate e porteranno i loro frutti, lo stimolo monetario continuerà, cosa che permetterà all’eurozona di rivitalizzarsi”.
Nell’eurozona “la crescita ha rallentato, perché la debolezza di Germania, Francia e Italia ha annullato i miglioramenti nella periferia”. Lo scrive sempre l’Ocse prevedendo per l’Unione monetaria una crescita del Pil dello 0,8% nel 2014, 1,1% nel 2015 e 1,7% nel 2016. “Senza supporto macroeconomico – aggiunge l’organizzazione – la performance di crescita sarà ben più debole di questa previsione”.
I Paesi del G20 restano vulnerabili sul fronte dei conti pubblici, e in particolare “nelle economie avanzate ha aggiunto Mann -sono stati fatti pochi progressi nel ridurre i livelli elevati di debito pubblico e privato ereditati dal periodo pre-crisi, in parte perché la crescita è stata lenta e l’inflazione bassa”. I livelli del debito “restano alti per gli standard storici”, sottolinea il rapporto Ocse, e di conseguenza “il rischio di instabilità finanziaria rimane elevato”.
La Banca centrale europea “deve espandere il suo stimolo monetario al di là delle misure finora annunciate”, in particolare impegnandosi ad “un acquisto consistente di asset (‘quantitative easing’) fino a quando l’inflazione no sarà tornata in linea”. (ANSA)