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Rete Imprese: senza crescita a rischio 650.000 posti di lavoro, adesso tocca a voi

S’impone il recupero della produttività per fronteggiare l’emergenza liquidità, compensare crediti e tasse

ROMA – In assenza di una sensibile accelerazione della crescita, le imprese italiane potrebbero trovarsi nella necessità di operare tagli di occupazione compresi fra 400 e 650 mila unità. Lo afferma una ricerca Cer-Rete Imprese Italia. S’impone dunque alle imprese un recupero di produttività. Scongiurare “l’ennesimo flop” e dire sì a “un ampio ricorso al meccanismo delle compensazioni tra crediti certificati e tasse e contributi dovuti”. Così Carlo Sangalli a proposito dei debiti della pubblica amministrazione.

“Mentre le imprese chiudono, sarebbe francamente intollerabile - ha detto il presidente di Rete Imprese Italia – dovere nuovamente registrare che, a fronte dell’efficienza dei meccanismi di riscossione, le pubbliche amministrazioni risultano inaffidabili nel pagare quanto dovuto”. Si potenzi il nostro fondo centrale di garanzia, si sostengano i consorzi di garanzia fidi e “si fronteggi l’emergenza liquidità, assicurando il tempestivo pagamento dei crediti delle imprese nei confronti delle pubbliche amministrazioni” sollecita. Riferendosi al quarto e ultimo cruciale punto del manifesto lanciato dalle pmi ‘Adesso tocca a voi”, si punti sul lavoro.

“Ad esempio – chiede Sangalli dal palco dell’assemblea annuale di Rete Imprese – si rivedano le più recenti restrizioni normative in materia di flessibilità in entrata e si mettano in campo tutte le misure utili ad incentivare l’occupazione dei giovani e delle donne. Le imprese hanno già perso la pazienza, non fategli perdere anche la speranza. Tocca quindi al governo e alla politica fare la propria parte: tutta e sino in fondo. Tocca per esempio al governo ed alla politica tutta incalzare il processo di costruzione di un’Europa politica”. Un’inversione di rotta che le pmi chiedono “numeri alla mano”: nel 2012 la caduta dei consumi privati è stata di oltre il 4% ed il potere d’acquisto delle famiglie è diminuito del 4,8%.

Infine mettere mano “a un processo realistico ma determinato di riduzione dei livelli record di pressione fiscale insieme alla bonifica della spesa pubblica senza timidezza alcuna”. (ANSA)

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