Tre assessori s’impegnano ad evitarlo collaborando fra loro
Roberto Dellavalle, presidente regionale degli alimentaristi di Confartigianato, in occasione di un recente convegno del Consiglio regionale con l’Asl To5 sul tema della qualità, salute e sicurezza dell’agroalimentare ha ottenuto, insieme a Confindustria, Coldiretti e Confagricoltura, l’impegno dei tre assessori (Giuseppina De Santis, Antonio Saitta, Giorgio Ferrero) competenti per materia (Attività produttive, Sanità, Agricoltura) di adottare la prassi costante di raccordarsi fra loro e di consultare sempre le organizzazioni di rappresentanza sulle tematiche legate al cibo in Piemonte, nell’interesse primario dei consumatori, dei produttori e dell’intera collettività. I dati di un recente sondaggio dell’Asl To5 rivela infatti che circa il 60% dei piemontesi manifesta un elevato timore sui possibili rischi chimici connessi all’eventuale presenza di pesticidi, ormoni, additivi negli alimenti ed il 52% si preoccupa della presenza di possibili batteri o virus nei cibi.
L’Italia è il primo Paese europeo per prodotti agroalimentari di qualità. L’artigianato alimentare conta in Italia oltre 91.000 imprese, di cui 6.740 in Piemonte. Prendendo in considerazione i macrosettori delle produzioni alimentari artigianali si evincono i seguenti dati: pasticceria, panifici e gelaterie che conta a livello nazionale 43.517 imprese (48% del settore) di cui 3.329 in Piemonte; pasta con 4.386 imprese (4,8%) di cui 312 in Piemonte; lavorazione e conservazione di carne e produzione di prodotti a base di carne con 2.409 imprese (2,7%) di cui 250 in Piemonte; produzione lattiero–casearia con 1.873 imprese (2,1%) di cui 85 in Piemonte.
Fra le più importanti nicchie produttive: tè, caffè, cacao e derivati, condimenti e spezie con 1.021 imprese (1,1%), di cui 119 in Piemonte; produzione di oli e grassi con 897 imprese (1%) di cui 3 in Piemonte; lavorazione e conservazione frutta/ortaggi/pesce 853 imprese (0,9%) di cui 39 in Piemonte; vini, distillerie, birre ed altre bevande con 815 imprese (0,9%) di cui 91 in Piemonte; lavorazione granaglie, produzione amidi e prodotti amidacei 805 imprese (0,9%) di cui 91 in Piemonte. Completa il quadro dell’artigianato alimentare (produzione e servizio) i servizi di ristorazione e dei cibi da asporto: 32.989 imprese (36,4%) di cui 2.329 in Piemonte.
L’artigianato alimentare piemontese di qualità, nell’ultimo anno e durante questa lunga recessione, ha sostanzialmente conservato la propria posizione di mercato sia in termini di produttività che di occupazione, non solo sul mercato interno ma anche nell’export. In tale scenario Confartigianato Imprese Piemonte ha avviato una strategia per consolidare ed accrescere la competitività, l’occupazione e l’internazionalizzazione delle aziende di settore, attraverso il loro coinvolgimento diretto e la loro interazione nello sviluppo di progetti di ricerca comune, da attuarsi con organismi pubblici e privati, sotto l’egida della Regione Piemonte. Confartigianato Piemonte favorirà dette azioni di sostegno, inquadrabili nello scenario di riferimento contemplato dalle priorità della “Strategia Europa 2020” per una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva.
“Le grandi aziende agroalimentari industriali – osserva Dellavalle – non hanno mai trascurato la ricerca e l’innovazione continua. Oggi anche l’artigianato alimentare deve adeguarsi a fronte della competitività mondiale, delle insidie della contraffazione e dei gusti dei consumatori in continua evoluzione. Essenziale è mantenere stretti contatti ed accordi coi centri ed i poli di ricerca presenti su tutto il territorio piemontese, anche al fine di accedere ai finanziamenti pubblici. Ma essenziale è anche il sostegno alle imprese rappresentato dai progetti di filiera (dal produttore al punto vendita) e dalla tracciabilità del prodotto (oggi il plusvalore di un alimento sta anche nell’etichetta). Così come essenziale è altresì favorire il lavoro in rete dei vari enti coinvolti per eliminare i doppioni negli adempimenti burocratici affinché il sistema dei controlli deve diventare alleato dei produttori così come dei consumatori. Gli alimenti made in Italy, per continuare ad avere l’appeal internazionale di cui ancora godono, devono mantenere e migliorare nel solco dell’inevitabile innovazione, della qualità, del gusto e dell’eticità nel rispetto delle tradizioni”.
Verranno favoriti gli inserimenti di giovani nelle aziende artigiane alimentari attraverso tirocini ed altre forme che facilitano la conoscenza diretta fra giovani (e non solo) ed aziende, nell’ottica dell’inserimento o reinserimento lavorativo.