Confartigianato Imprese Piemonte, tutela in ogni campo gli interessi delle imprese e la loro rappresentanza nei confronti di qualsiasi Amministrazione ed Autorità regionale

Sintesi del documento presentato durante l’incontro coi candidati

Qual è il suo programma per favorire il rilancio e lo sviluppo delle economia piemontese? Quale ruolo potranno avere le imprese dell’artigianato, del commercio, del turismo e dei servizi? E’ intorno a queste domande, insieme ad altre più specifiche, che ha avuto luogo il confronto coi cinque candidati alla presidenza della Regione Piemonte che oggi si è svolto in previsione delle prossime elezioni regionali il 25 maggio.

Quesiti posti intorno ai 5 argomenti ritenuti centrali da Rete Imprese Italia in Piemonte: 1) fondi europei come uniche risorse per sostenere le politiche di sviluppo; 2) la leva fiscale per rilanciare il Piemonte; 3) credito e confidi; 4) le politiche di semplificazione ed il rapporto tra imprese e pubblica amministrazione; 5) le partecipate regionali, occasione per creare maggiore efficienza, efficacia e contenimento dei costi.

Bono, Chiamparino, Costa, Crosetto e Pichetto sono stati singolarmente chiamati a rispondere sui temi più stringenti proposti dalle cinque associazioni che insieme compongono Rete Imprese. Nel complesso le cinque organizzazioni sono dotate di una rete operativa che copre l’intero territorio regionale con 270 uffici a servizio delle Pmi. Le micro, piccole e medie imprese del Piemonte sono quasi il 90% del totale. Al loro interno lavorano 1 milione di persone fra titolari, soci, collaboratori familiari e lavoratori dipendenti (il 60% del totale degli occupati).

Il 18 febbraio, a Roma, la mobilitazione di 60.000 imprese (oltre 6.000 dal Piemonte) ha dimostrato quanto ormai il tempo delle chiacchiere sia scaduto, quanto la concertazione non debba essere considerata un semplice rituale, quanto Rete Imprese Italia – Piemonte sia la dimostrazione che è possibile innovare ed essere moderni nella rappresentanza ed infine quanto sia in grado, al tempo stesso, di assicurare analisi, idee, proposte e progettualità preziose per contribuire alla ripresa dello sviluppo economico del Piemonte. Artigiani e commercianti si dichiarano disponibili a collaborare coi candidati e le relative forze politiche nel corso dei cinque anni della prossima legislatura. Nel corso dell’incontro è stato consegnato un documento approfondito con le proposte di Rete Imprese per testare la loro disponibilità rispetto ad esse.

1)    Fondi europei come uniche risorse per sostenere le politiche di sviluppo

Le finanze pubbliche vivono una fase di grave ristrettezza e, pertanto, tra le poche o uniche risorse disponibili risultano i fondi europei. Per questa ragione diventa fondamentale che la nuova programmazione comunitaria assicuri una forte discontinuità di metodo e di merito rispetto al passato. Viene ritenuto necessario che l’intero percorso valorizzi adeguatamente la componente delle micro, piccole e medie imprese.

2)    La leva fiscale per rilanciare il Piemonte

La pressione fiscale ha raggiunto livelli record: quella apparente ha raggiunto il 44,3% del Pil (e resterà sopra il 44% per molto tempo) mentre quella legale (su ogni euro di Pil dichiarato) si aggira intorno al 54%. L’incidenza della tassazione sui profitti raggiunge il 66%, 20 punti in più rispetto alla media europea. Il 70% delle Pmi è costretto a sostenere il fardello dell’Imu sugli immobili strumentali d’impresa. Di queste, il 38,5% ha incontrato molte difficoltà nel fronteggiarne il pagamento ed oltre il 15% ha per questo rinunciato ad effettuare investimenti innovativi e ad assumere personale.

3)    Credito e confidi

Il perdurare della situazione di crisi aumenta le difficoltà di accesso al credito per le micro e piccole imprese, anche in ragione delle crescenti insolvenze. Questo ha determinato in Piemonte una contrazione degli affidamenti pari all’8% negli ultimi 5 anni. Per facilitarlo i confidi costituiscono uno strumento importante. Per tutte le micro imprese non bancabili l’unico strumento utilizzabile è rappresentato dal microcredito regionale che, però, non è attivo da oltre due anni.

4)    Le politiche di semplificazione – il rapporto tra imprese e pubblica amministrazione

L’economia italiana è bloccata anche per la lentezza e la farraginosità della burocrazia. I suoi costi risultano sempre più gravosi per le Pmi: sono oltre 30 miliardi l’anno. Un peso enorme, pari a 2 punti di Pil, che, pesa mediamente su ciascuna azienda per 7.091 euro l’anno. Per i soli adempimenti fiscali continuano ad essere necessarie 269 ore l’anno (34 giornate lavorative). Si tratta di oltre 100 ore in più (13 giornate) rispetto alla media dei paesi dell’area euro. Per gli adempimenti circa la sicurezza sul lavoro l’esborso economico annuale corrisponde all’8% del costo del lavoro per il personale dipendente. Nella classifica della Banca mondiale sulla facilità di fare impresa l’Italia si attesta al 25° posto tra i 28 paesi dell’Ue e al 65° posto tra i 189 Paesi del mondo. In Europa, l’Italia ha il maggior debito commerciale della Pa verso le imprese, pari al 4% del Pil. Inoltre la nostra Pa è la più lenta in Europa nei pagamenti alle imprese fornitrici.

5)    Le partecipate regionali, occasione per creare maggiore efficienza, efficacia e contenimento dei costi

L’esigenza di procedere nel percorso di razionalizzazione della spesa regionale richiede anche di approfondire il tema delle partecipazioni regionali e degli enti strumentali tenendo conto della loro reale utilità. Sia per favorire una maggiore sinergia tra le politiche di sviluppo economico e territoriale sia per proseguire nel percorso di riorganizzazione, razionalizzazione e spending review, in linea con le riforme annunciate a livello nazionale. Percorso che dovrebbe essere indirizzato verso una maggiore efficienza dalla quale si possono recuperare le risorse per ridurre la tassazione di competenza regionale sulle imprese ed avviare politiche di sviluppo.

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